Instagram, Facebook, LinkedIn, Tik Tok: i social network si moltiplicano e sono sempre più presenti nelle nostre vite, ma come influisce questo sulla nostra percezione della realtà?
Ogni social network ha le sue dinamiche, ci sono quelli più personali o più professionali, più visivi o più testuali, ma quello che accomuna tutte le piattaforme è l’auto-rappresentazione di sé: ognuno di noi usa i social per creare una propria immagine nel mondo digitale, raccontando la propria vita, diffondendo le proprie opinioni, mostrando la propria persona o il proprio marchio/progetto.
Ma siamo sicuri che questa rappresentazione sia realistica?
Al contrario, è provato che la stragrande maggioranza degli utenti tende a mostrare l’immagine migliore possibile di sé: una versione perfezionata, che esalta alcuni tratti e ne omette altri, per ottenere consenso e approvazione dai propri contatti.
Cosa comporta questo nel nostro rapporto con i social media? E cosa comporta invece per i brand e le aziende che competono sui mercati digitali?
In questo articolo cercheremo di analizzare queste dinamiche e dare qualche risposta a questi interrogativi.
Una visione filtrata del mondo
Non è un segreto che i social distorcono la nostra percezione della realtà, basta notare l’enorme quantità di “filtri” disponibili per modificare le foto e i video: alcuni sono creativi e colorati, ma i più utilizzati in assoluto sono quelli che ritoccano le immagini e i volti, rimuovendo le imperfezioni ed esaltando alcuni particolari.
Questo crea ovviamente una percezione alterata dei corpi e degli ambienti, ma la “distorsione” dei social media non si limita all’aspetto esteriore: anche i comportamenti, gli stili di vita e gli stati d’animo vengono rappresentati in maniera poco realistica.
Il filtro in questo caso sono gli utenti stessi, che pubblicano solo i momenti più positivi ed entusiasmanti delle loro vite, omettendo i momenti “no” e selezionando solo ciò che può aumentare il loro status, generare ammirazione e approvazione sociale.
Ma che effetto ha tutto questo su chi guarda?
Lo spettatore dei social è diverso da quello della televisione, non vede eroi e dive ma persone sue pari, tende quindi a immedesimarsi e confrontarsi di più con ciò che vede on-line: il fatto di essere costantemente inondati di positività, successo e “bella vita” può alimentare senso di inadeguatezza, disagio e solitudine, creando una pressione sociale che può essere schiacciante per le persone più fragili.
FOMO: la paura di perdere il momento
Questa rappresentazione così esaltante del “lifestyle” generale ha portato a una nuova paura, denominata con l’acronimo FOMO, dall’inglese Fear Of Missing Out.
La FOMO in realtà non è una vera e propria fobia, ma una tendenza molto diffusa soprattutto nelle nuove generazioni: è la paura di non esserci, di perdersi dei momenti, delle attività o dei comfort di cui gli altri stanno godendo.
Questo crea un’ulteriore distorsione nei comportamenti: le persone saranno portate a partecipare a eventi, svolgere attività o acquistare prodotti/servizi anche se non ne hanno il bisogno effettivo, ma solamente per poterlo condividere sui social e partecipare all’autocelebrazione generale.
Dentro la nostra bolla
L’ultima, e forse più insidiosa, distorsione dei social è la cosiddetta “Echo Chamber”, tradotta in italiano come “Bolla dell’Eco”. Ma in cosa consiste?
I Social Network possono sembrare una “piazza” aperta, dove ci si scambia liberamente informazioni ed opinioni, in realtà però ognuno di noi seleziona i contatti che segue e con cui interagisce. Anche gli algoritmi (ovvero i sistemi che i Social usano per proporci i contenuti) sono a loro volta tarati sui nostri interessi personali e studiati per proporci sempre contenuti che possano attirare la nostra attenzione e suscitare la nostra reazione.
Questa scrematura, operata sia manualmente che sistematicamente, fa sì che gli utenti interagiscano quasi sempre con persone simili a loro e che si confrontino con idee ed opinioni concordanti a quelle che già hanno. Il rischio è quindi di convincersi che tutti la pensino allo stesso modo, o che determinati comportamenti o pensieri godano di un’approvazione unanime.
Questo porta i social ad essere più simili a uno scontro tra tifoserie che ad una “agorà” di confronto e dibattito. Il termine “Bolla dell’Eco” si rifà proprio al modo in cui le opinioni e le informazioni (spesso anche false) rimbalzino e si propaghino intorno a ciascun utente in maniera cieca ed autoreferenziale.
Cosa comporta per le aziende?
Fino ad ora abbiamo analizzato le contraddizioni più evidenti dei Social dalla prospettiva degli utenti, ma cosa comporta questo scenario per le aziende?
Innanzitutto dobbiamo tenere a mente che oltre a queste insidie c’è un enorme potenziale dentro ai Social e che, per quanto siano un terreno scivoloso, sono ormai imprescindibili per il posizionamento di un marchio o un’impresa nei mercati digitali e non.
Mentre lavoriamo alla nostra immagine on-line dobbiamo sempre tenere a mente tutti i rischi di cui abbiamo parlato fino ad ora, ma a volte è proprio grazie a queste contraddizioni che riusciamo a ricavare le leve più forti per il nostro Digital Marketing.
Basta pensare a come le aziende sfruttano la FOMO con offerte lampo e a scadenza, il Black Friday ne è l’esempio più evidente.
Anche saper individuare, penetrare (o far scoppiare) le “Echo Chambers” può portare a risultati inaspettati, ma le strategie da provare sono ancora tantissime. Attenzione però a non fare passi falsi, su internet a volte basta una piccola svista per perdere molto terreno!
Noi di Haku Communication ci occupiamo proprio di Digital Marketing per le aziende, puoi rivolgerti a noi per avere un supporto che ti guidi nell’esplorazione di questa giungla che chiamiamo Social Network.
Compila il form sottostante e richiedi subito una prima consulenza gratuita: